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Calpolicella a chi?

Un altro successo della Camera di Commercio contro le imitazioni di Valpolicella e Amarone in collaborazione con il Consorzio tutela Doc Valpolicella

Calpolicella a chi? La Camera di Commercio di Verona e il Consorzio di Tutela del Valpolicella Doc hanno bloccato sul nascere un tentativo di imitazione di Valpolicella negli Stati Uniti. Un altro successo nella tutela delle denominazioni dei vini veronesi: si è conclusa infatti a favore della Camera di Commercio di Verona l’opposizione presentata presso l’ufficio Marchi statunitense contro la richiesta di registrazione  del marchio “Calpolicella”, presentata  da un’azienda californiana. L’ultima delle battaglie combattute contro l’impiego di marchi confusori, come ad esempio l’Amicone che imita l’Amarone ed è stato rinvenuto ad Hong Kong (vedi foto).

 “Sempre più spesso – commenta Claudio Valente, componente di Giunta della Camera di Commercio di Verona – si trovano sugli scaffali o nei ristoranti esteri vini che riportano, in etichetta, nomi che richiamano quelli dei nostri vini più conosciuti. Al di fuori dell’Unione Europea le norme che tutelano le denominazioni di origine non sono applicabili e quindi il mezzo più efficace per tutelare i nostri vini si è rivelato quello della registrazione come marchi collettivi. In quest’attività la Camera di Commercio ha investito, negli ultimi 10 anni, quasi 470 milioni di euro. Si tratta di un impegno consistente, anche perché le aziende straniere che tentano di sfruttare il successo dei nostri prodotti sono sempre di più. Per questo, nonostante il taglio deciso dal Governo alle entrate delle Camere di Commercio, continuiamo a destinare risorse all’attività di difesa. Dal 2016, proseguiamo in collaborazione con il Consorzio Tutela Vini Valpolicella, che ci affianca nelle azioni davanti agli uffici marchi”.

La procedura era stata avviata quest’estate, a seguito di una segnalazione pervenuta da parte del sistema di sorveglianza mondiale che la Camera di Commercio ha avviato ormai da alcuni anni dopo la registrazione dei marchi collettivi “Amarone”, “Amarone della Valpolicella”, “Recioto”, “Recioto della Valpolicella”, “Recioto di Soave” e “Valpolicella Ripasso”. Il marchio è stato depositato da un’azienda californiana, la Popcorn Design LLC; la Camera ha inviato una diffida, chiedendone il ritiro. Non avendo ricevuto risposta, è stata presentata opposizione all’Ufficio marchi USA, che ha rigettato la richiesta di registrazione. Il tutto con tempi  e costi molto contenuti. L’attività è stata svolta in collaborazione con Il Consorzio Tutela Vini Valpolicella, con il quale dall’anno scorso la Camera divide i costi delle azioni a difesa dei marchi presso gli uffici marchi esteri.

Non si tratta del primo intervento  sul mercato statunitense: già in passato è stata bloccata la produzione e commercializzazione di vini “Amarone” prodotti prodotti dalle cantine, Villa Appalaccia Winery, in Viriginia, e la Pleasant Valley Vinery, in Arizona. E’ stata bloccata poi la registrazione del “Conte di Bregonzo Amarone della Valpolicella”, della californianaa Santini Fine Wines.

La sorveglianza a livello mondiale è continua. Solo nel 2016, la Camera si è opposta con successo alla registrazione di un marchio “Amarone” in Spagna, depositato nel settore della ristorazione, mentre sono ancora in corso parecchie procedure di opposizione, all’EUIPO (l’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale). Uultime, in ordine di tempo, l’opposizione contro un marchio “Ecoltura Valpoliciella”, depositato nell’UE da un’azienda svedese, e contro il marchio “Ca’ Marrone”, depositato in Svezia da un’altra azienda svedese.